Pineider magazine

Esistono parole che ci passano accanto ogni giorno, con discrezione. Parole che usiamo senza più pensarle, o che abbiamo dimenticato, ma che conservano una forza evocativa straordinaria. “Chirografo”, “vergare”, “taccuino”, “calligrafia”: termini che raccontano un mondo, quello della scrittura, in cui Pineider affonda le sue radici da oltre due secoli. È da questa affinità elettiva che nasce la collaborazione tra Pineider e “Una Parola al Giorno”, il podcast prodotto da Bonfire e unaparolaalgiorno.it, che ogni mattina accompagna migliaia di ascoltatori alla riscoperta della lingua italiana.

Un progetto semplice nella forma e prezioso nel contenuto: ogni episodio, della durata di pochi minuti, si concentra su una singola parola, ne racconta l’etimologia, ne analizza le sfumature, ne svela usi dimenticati e significati sorprendenti. Non un esercizio di erudizione, ma un invito quotidiano ad ascoltare con più attenzione ciò che diciamo – e a scegliere con più cura le parole che usiamo.

Fondata a Firenze nel 2010 da Giorgio Moretti e Massimo Frascati, Una Parola al Giorno è nata dal desiderio di restituire valore alla lingua come strumento di consapevolezza e bellezza. Con il tempo è diventata una vera e propria comunità di appassionati, un punto di riferimento per chi ama le parole e crede che possano migliorare il modo in cui ci relazioniamo con gli altri e con il mondo.

L’incontro con Pineider è quasi naturale. Anche Pineider nasce a Firenze, ed è animata da una visione affine: custodire e rinnovare la cultura della scrittura a mano, del pensiero che si fa segno, dell’identità che si esprime attraverso lo stile. Insieme a Bonfire – agenzia narrativa specializzata nella produzione di contenuti audio e video ad impatto sociale – il podcast dedicherà una serie di puntate a parole che incarnano l’universo Pineider: termini che evocano la carta, la scrittura, l’atto di comunicare con cura.

Una sinergia che unisce voce e gesto, suono e segno, in un progetto che vuole celebrare il potere della parola. Perché scrivere – come parlare – è prima di tutto un atto di attenzione. E il lessico, come la calligrafia, è una forma di eleganza.

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